Ora l’osteopatia dà una mano ai neonati prematuri

Con la sua stimolazione «intelligente» influenza positivamente l’apparato digerente, respiratorio, motorio, neurologico, insomma il benessere dei piccolissimi

di Lucia Cordero

Un reparto di Patologia neonatale e Terapia Intensiva Neonatale (foto Philips)

Il figlio tanto desiderato è ora disteso sul palmo della mano dell’ostetrica, che lo sostiene con cura. È piccolo, leggero, pesa meno di 1 kg e non ha che 24 settimane. È un bambino prematuro grave o pretermine, per dirla con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Oms. È un bimbo che dovrà lottare, per dirla con la vita. Che gli ha lanciato da subito una sfida troppo grande, per lui così piccino. Ma non sarà solo. Adesso la medicina mette in campo un alleato in più, anzi 10. Tanti sono gli osteopati che, con le loro precise e sapienti manovre, cercheranno di aiutarlo nel suo faticoso viaggio verso uno sviluppo il più fisiologico possibile. Succede nel reparto di Neonatologia, Terapia Intensiva Neonatale e Pediatria del Verbano dell’Ospedale Filippo del Ponte a Varese. Il progetto, unico nel suo genere, è nato dall’idea del dottor Luca Vismara, osteopata, docente e ricercatore, al suo attivo numerose pubblicazioni internazionali e dal dottor Massimo Agosti, neonatologo e pediatra, Direttore del reparto. Che, insieme alla sua équipe, valuta in modo rigoroso come l’osteopatia, definita nel 2007 dall’Oms una medicina non convenzionale basata sul contatto manuale nella fase di diagnosi e trattamento, possa giovare alla salute dei neonati anche molto prematuri.

Un obiettivo ambizioso

«Il progetto, iniziato circa un anno e mezzo fa, è ambizioso, ma le basi sono solide. Perché le evidenze scientifiche e le osservazioni cliniche degli ultimi anni hanno dimostrato che l’osteopatia riduce i tempi di degenza ospedaliera del prematuro», spiega Luca Vismara. «Noi siamo partiti proprio da qui. Il nostro obiettivo, ora, è monitorare la crescita del bambino a breve e a lungo termine, cioè fino ai 3 anni, così da capire se il trattamento manipolativo osteopatico, con la sua stimolazione “intelligente”, influenzi positivamente l’apparato digerente, respiratorio, motorio, neurologico, insomma il benessere del piccolo».

Un fatto di organizzazione

Ma procediamo con ordine. «E chiariamo subito che non tutti i prematuri, a meno che non vadano incontro a complicazioni importanti, che li condannano a deficit gravi, avranno problemi. Assolutamente no. Magari qualche piccolo ritardo neuromotorio e di crescita che, tuttavia, non altera complessivamente il normale sviluppo» spiega l’osteopata. «Per contro, si è visto che alcuni di loro, pur non avendo danni neurologici di rilievo, con l’andare del tempo mostrano alcuni disagi motori o nell’apprendimento cognitivo. È come se il loro sistema non fosse in grado di organizzarsi come si deve». Certo, l’ambiente faticoso (e la terapia intensiva lo è!) nel quale si trovano dopo la nascita, non li agevola. «E sebbene negli ultimi anni si sia cercato di renderlo il meno “aggressivo” possibile, per questi piccoli eroi e per le loro famiglie, il ricovero coatto in ospedale resta una prova durissima da superare» precisa il dottor Agosti. «Ecco, noi osteopati interveniamo su questi bambini, nel tentativo di garantire loro una perfetta funzionalità. Che vuol dire, respirare meglio, mangiare di più, diventare autonomi, stare a contatto con la mamma, punto nodale nella fase di crescita, essere dimessi prima», precisa il dottor Vismara.

Una sola volta la settimana

Un allenamento alla vita che comporta un trattamento a settimana, di circa 30 minuti. «Oltre non si può, è troppo impegnativo» prosegue l’osteopata. «Non solo, alcuni bimbi rispondono all’istante e nel giro di 3 o 4 sedute si “rilasciano”. Altri, avendo subito un notevole stress intrauterino, hanno bisogno di 7 o 8 manipolazioni. Per tutti vale la regola di essere tenuti d’occhio fino a quando non andranno a casa. Ovvero, per i successivi 3, 4 o 5 mesi».

Il futuro che verrà

Un lavoro in tandem, fatto di attenzione, impegno e tanto amore. «Vale per me e per i colleghi osteopati che hanno aderito al progetto con entusiasmo, senza dimenticare la preziosa collaborazione con Soma Istituto Osteopatia Milano e Tincontro, l’associazione di volontariato dei genitori per la neonatologia. L’importante è che i 147 bambini finora trattati arrivino dritti alla meta, vivano bene. Il resto si vedrà», conclude il dottor Vismara.
Sì, si vedrà se in Senato riuscirà a passare la proposta di inserire l’osteopatia nel Servizio Sanitario Nazionale, l’SSN. Una piccola sigla, per una grande differenza.

23 giugno 2015 | 15:10

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Da Corriere delle Sera 23/06/2015