Quando si pensa a un piccolo appena nato, la mente corre immediatamente a tre parole: contatto, coccole, ma soprattutto calore.

Tuttavia esistono situazioni in cui non solo il calore va evitato, ma addirittura il piccolo va “raffreddato”: soltanto in questo modo si può rallentare, o addirittura fermare, il rapido processo neurodegenerativo che si scatena in seguito ad un’asfissia perinatale e che provoca drammatici danni neurologici permanenti.

Il trattamento ipotermico però, deve essere eseguito rapidamente, con rigore, secondo un protocollo ben definito e all’interno di strutture specializzate in Terapia Intensiva Neonatale.

Che cos’è l’asfissia perinatale?

L’asfissia perinatale è una gravissima situazione che si verifica prevalentemente nei nati a termine, con un’incidenza di 1-4 per mille nati. Costituisce ancora oggi la principale causa di mortalità del neonato a termine e nei sopravvissuti può determinare importanti conseguenze neurologiche permanenti a cui si associano gradi di disabilità anche gravi. L’asfissia può coinvolgere numerosi organi e apparati del neonato, ma è soprattutto il coinvolgimento del sistema nervoso, con l’insorgenza di encefalopatia ipossico-ischemica, a condizionare la prognosi.

Come si può intervenire?

Fino a pochi anni fa era possibile assistere il piccolo esclusivamente con una terapia di sostegno delle funzioni vitali e un trattamento sintomatico delle complicanze.

Oggi il trattamento ipotermico consente di contenere efficacemente i danni neurologici, riducendo sensibilmente la mortalità dei neonati con encefalopatia ipossico-ischemica e limitando nei sopravvissuti il grado di disabilità.

Come funziona il trattamento ipotermico?

L’ipotermia sembra bloccare gli eventi biochimici indotti dall’asfissia, oltre a prevenire l’edema cerebrale e la morte neuronale. L’insorgenza tardiva di una parte del danno legata alla morte delle cellule cerebrali fa sì che esista una finestra terapeutica temporale di circa 6 ore durante la quale si può intervenire per limitare il danno stesso.

Il sistema di raffreddamento è costituito da un materassino ad acqua collegato a un apparecchio raffreddanteSolo l’abbassamento della temperatura corporea interna totale consente di raggiungere il raffreddamento cerebrale profondo, necessario per fermare i processi neurodegenerativi indotti dall’asfissia. Durante l’ipotermia il neonato è costantemente assistito, con monitoraggio della pressione arteriosa, della glicemia, valutazione ecocardiografica, eventuale supporto farmacologico cardiovascolare, gestione degli elettroliti.

Il progetto

Il progetto La Culla di Alessandro, scaturisce dall’iniziativa dei genitori di un bimbo di nome Alessandro, che a poche ore dalla sua nascita, ha smesso di respirare a causa di un’asfissia perinatale. Prontamente rianimato dal personale medico, Alessandro è stato sottoposto a ipotermia terapeutica.

Sopravvivere, infatti, non significa necessariamente vivere bene, e oggi Alessandro può sperare di condurre un’esistenza normale proprio grazie alla culletta ipotermica che, sotto gli occhi attenti e premurosi dei Medici e gli operatori sanitari del Reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale, ha accolto il suo piccolo e fragile corpicino per 72 ore, rallentando il metabolismo cerebrale e arginando la morte neuronale.

Purtroppo queste provvidenziali cullette ipotermiche sono in numero ancora molto esiguo, perciò non tutti i nascituri hanno le stesse opportunità che sono state concesse ad Alessandro. L’Associazione Tincontro Genitori per la Neonatologia Varese, in accordo con il reparto di Neonatologia, in condivisione e accordo con i genitori del piccolo Alessandro, desiderano promuovere una raccolta-fondi che consenta all’Associazione di acquistare e donare all’ospedale “Filippo Del Ponte” di Varese una seconda culletta ipotermica, e regalare così una possibilità in più a qualche bimbo sfortunato.

I genitori di Alessandro e l’Associazione che opera in sinergia con il Reparto e il suo Direttore Dott. Massimo Agosti vorrebbero che il lieto fine della sua storia non si limitasse al suo ritorno a casa e al suo benessere, ma fosse il lieto fine di tante storie iniziate tra le lacrime, come la sua, a cui la generosità di molti può fare il regalo più grande: il futuro.

Il traguardo è stato raggiunto con la consegna al reparto della culla ipotermica.
A tal proposito hanno detto di noi:

Dalla Provincia di Varese del 07 dicembre 2016
Da Varesenews del 06 dicembre 2016

La culla di Alessandro